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Celiachia

La celiachia è una malattia infiammatoria dell’intestino tenue causata da una errata risposta del sistema immunitario; essa si manifesta solo quando un soggetto geneticamente predisposto consuma alimenti contenenti glutine

La celiachia è una malattia infiammatoria della prima parte dell’intestino (intestino tenue). La malattia è dovuta ad una erronea risposta del sistema immunitario che si manifesta solo ed esclusivamente quando un soggetto, geneticamente predisposto, introduce con l’alimentazione una proteina, detta glutine. Il glutine è presente in 7 cereali:

  • frumento;
  • farro;
  • orzo;
  • segale;
  • triticale
  • spelta
  • kamut

Perché la malattia si manifesti è necessario che il soggetto venga a contatto con il glutine presente in uno di questi cereali. Se, paradossalmente, l’ingestione alimentare di glutine non dovesse mai avvenire nel corso della vita, il soggetto sarà portatore della malattia ma non manifesterà mai alcun sintomo della stessa.

L’esistenza di una relazione diretta fra consumo di farina di frumento e celiachia fu osservata per la prima volta durante la II Guerra Modiale dal pediatra olandese Karel W. Dicke che aveva in cura diversi bambini celiaci. Durante la grave carestia di grano che colpì l’Olanda nel 1944, egli notò un sensibile miglioramento dei sintomi nei bambini celiaci da lui seguiti ed attribuì, correttamente, il miglioramento dei sintomi alla scomparsa della farina  dall’alimentazione dei bambini. Oggi sappiamo che non è solo la farina di frumento ad essere coinvolta nella celiachia, ma anche gli altri cereali della lista summenzionata.

Per contro, il riso, il grano saraceno, l’avena ed il mais non contengono glutine e possono essere consumati regolarmente dal paziente celiaco in sostituzione dei 7 cereali “nocivi” prima citati.

Perché si diventa celiaci?

La celiachia si manifesta perché l’organismo dei soggetti celiaci produce anticorpi contro una delle due proteine che compongono il glutine. Questa proteina è nota con il nome di gliadina. Per l’esattezza, l’organismo dei celiaci produce anticorpi contro la gliadina ed i suoi derivati dopo digestione intestinale. Questi derivati sono piccoli frammenti della gliadina che non è stata completamente idrolizzata dagli enzimi dell’apparto digerente durante la digestione intestinale. Questi frammenti, che come la gliadina scatenano una risposta anticorpale, sono noti con il nome di prolamine. L’organismo dei pazienti affetti da celiachia vede come estranee sia la gliadina che le prolammine. Per semplificare possiamo dire che l’organismo dei celiaci vede la gliadina e le prolammine come un virus o un batterio, e invia contro di loro speciali globuli bianchi, detti linfociti T. Questi linfociti sono preposti a distruggere l’aggressore esterno, in questo caso la gliadina e la prolammina.


Questa piccola battaglia contro la gliadina e le prolammine si verifica mentre esse sono “adagiate” sulla parete dell’intestino tenue (villi intestinali) per essere digerite ed assorbite. Ne consegue che sia i soldati impiegati nella battaglia (linfociti T) sia i proiettili da essi sparati contro gliadina e prolammine (anticorpi anti-gliadina ed anti-prolammine), nella confusione generale colpiscono anche la superficie dell’intestino tenue. A questo punto l’intestino si infiamma, non assorbe più i nutrienti e compaiono i sintomi tipici della celiachia: malassorbimento dei nutrienti, diarrea, perdita di peso, etc.

Come si diagnostica la celiachia?

Quando si sospetta una possibile celiachia, la prima cosa da fare è eseguire alcuni test di laboratorio su campioni di sangue. Se le analisi del sangue risultano positive, si deve eseguire una gastro-duodenoscopia, con prelievo di piccoli frammenti di intestino tenue (biopsia duodenale). Solo la biopsia può confermare in modo certo se il soggetto è celiaco e quale è lo stadio di malattia, cioè la gravità del danno intestinale già prodotto. Se la biopsia conferma la presenza di danno intestinale, il paziente deve iniziare al più presto una dieta priva di glutine (gluten free) e dopo 6-8 mesi deve eseguire una seconda biopsia per verificare l’efficacia della dieta e la regressione della malattia.

Gli esami di laboratorio per sospetta celiachia

Attualmente gli esami di laboratorio più utilizzati nel soggetto con sospetta celiachia sono due:

  • dosaggio delle immunoglobuline di classe A (IgA) dirette contro un enzima chiamato Trans-Glutaminasi Tissutale (tissutal-Trans Glutaminase). La sigla completa di questa analisi è: IgA anti-tTG;
  • dosaggio delle immunoglobuline sia di classe A (IgA) sia di classe G (IgG) dirette contro la gliadina deamidata, la cui sigla completa è IgA anti-DPG e IgG anti-DPG.

Le due indagini vanno eseguite contemporaneamente sullo stesso campione di sangue, sia che si tratti di un bambino al di sotto dei 2 anni sia che si tratti di un bambino più grandicello o anche di un soggetto adulto. Generalmente i laboratori consegnano il referto entro 4-5 giorni. Se i risultati sono positivi per uno o entrambi i test, si procede con la biopsia gastro-duodenale, che darà eventuale conferma definitiva di malattia. Nei casi dubbi di celiachia si procede con una sequenza più articolata.

Come si cura la celiachia?

La cura della celiachia è semplice ed efficace e consiste nella eliminazione completa di tutti gli alimenti contenenti glutine dall’alimentazione quotidiana. Dopo 4-6 mesi di eliminazione totale del glutine, le IgA anti-tTG, le IgG anti-DPG e le IgA anti-DPG scompaiono o si riducono sensibilmente nella maggior parte dei pazienti.

Esiste una piccola quota di pazienti nei quali questi valori rimangono ancora leggermente alti. Se ciò accade, si deve sospettare che il paziente non abbia eliminato totalmente il glutine dalla dieta e che, anche inconsapevolmente, potrebbe assumere tracce di glutine introducendo alimenti contaminati dal glutine. Poiché la quantità di glutine capace di scatenare la reazione immunitaria è molto bassa, sono infatti sufficienti 20 parti per milione (20 ppm), basta assumere un alimento non contenente glutine (es. farina di grano saraceno) che però è stato lavorato con gli stessi utensili utilizzati in precedenza con la farina di frumento, perché il prodotto finale contenga tracce di glutine sufficienti ad indurre la formazione di anticorpi.

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