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Anoressia e Magrezze

Il caso di Andrea: omosessualità e anoressia nervosa

L'anoressia nei maschi è molto rara e spesso si tratta di un sintomo di altro disturbo. E' qui desctitto il caso di una falsa anoressia in un ragazzo omosessuale.

L'anoressia nervosa nei ragazzi maschi è un evento molto raro. Probabilmente fatte 100 tutte le diagnosi di anoressia, solo 2-3 casi su 100 coinvolgono soggetti maschi. Fino ad una decina di anni fa l'anoressia era considerata una malattia esclusivamente femminile ma da qualche anno effettivamente si può osservare qualche caso di anoressia nervosa anche nei ragazzi. Quando si tratta di ragazzi si deve però essere molto prudenti prima di parlare di anoressia, perché in molti casi si tratta di false anoressie.

Voglio oggi illustrarvi un caso capitatomi recentemente di un ragazzo di 14 anni, che chiameremo Alberto, al quale tre mesi prima era stata diagnosticata erroneamente una anoressia nervosa.

Andrea era magro ma non magrissimo, era accompagnato da entrambi i genitori e si dimostrò estremamente refrattario a parlare di sé stesso, della sua famiglia (una sorella e due fratelli) e di qualunque altro aspetto della sua vita. Alberto era magro ma non si preoccupava del suo peso e del suo dimagrimento nel modo ossessivo che è tipico delle anoressie vere. Ebbi subito il sospetto che Alberto nascondesse qualcosa. Dopo pochi minuti di difficile colloquio mi risultò chiaro che il peso non costituiva il suo pensiero principale, come invece avviene nelle anoressie nervose. Per contro era un ragazzo molto arrabbiato, di una rabbia che non riusciva ad esprimere e non si capiva verso chi fosse diretta. Era chiaro che il rifiuto di alimentarsi era il sintomo di qualcos'altro, qualcosa che però non riuscivo ad identificare.

Chiesi quindi la consulenza dello psichiatra che collabora con il mio studio. Anche il collega mi confermò che non si trattava di un anoressia vera, ma non riuscì ad individuare che cosa si celasse dietro tanta rabbia e dietro il rifiuto di alimentarsi.

Solo successivamente, in occasione di un ennesimo controllo del peso, quando ormai si era instaurato un rapporto fiduciario, Alberto mi confidò che aveva avuto certezza da oltre un anno la sua omosessualità e di essere innamorato di un compagno di viaggio in autobus per andare a scuola, ma era terrorizzato dall'idea di confessare il suo problema sia al compagno di classe sia soprattutto alla mamma, donna molto religiosa.

L’anoressia in questo caso era il sintomo di una omosessualità, era una ricerca di aiuto che sapeva non avrebbe mai trovato e qualora avesse fatto outing avrebbe sicuramente perso la fiducia e la stima della sua famiglia. Tutto ciò si traduceva in un malessere profondo al quale non sapeva dare risposta se non “chiudendo lo stomaco” e perdendo l’appetito.